in questa società terminale, la banalizzazione impenna sempre di più, anche in quei luoghi (spazi occupati e simili) che dovrebbero per primi difendere e diffondere certi concetti nella loro versione pura e ferrea.. invece tutto si sta lentamente trasfigurando e svilendo
a esempio: si sta perdendo la differenza tra la vera autoproduzione e il semplice artigianato (!). oggi l’autoproduzione non viene più promossa come una filosofia di vita sempre valida e attiva, ma è invece spesso ridotta a un semplice mezzo temporaneo per far fronte alla crisi prima di poter tornare tra le braccia del consumismo
in parallelo, l’anarchia sta venendo confusa con la generica antipolitica (anarco-qualunquismo, risposta banalmente “indignata” ai politici che fanno cacare)
altri svarioni? spesso si nota una certa confusione tra il mantenimento di un’occupazione e il mantenimento degli occupanti..
gli “alternativi” sono diventati una moda pari alle altre: i loro abiti (comprati, non autoprodotti, e tutti uguali) costano quanto la roba dei fighetti..
anche in certi collettivi di squatter sedicenti “antagonisti” capita di sentire discorsi ormai completamente infarciti di linee di pensiero stile business, discorsi che aderiscono alla più totale e urfida *spettacolarizzazione* della musica
i preti comunisti tipo don gallo o don milani (tanto di moda oggi) vengono stimati e supportati laddove invece andrebbero tassativamente sputazzati in viso almeno finché non si dichiarino atei e non rinuncino a propinarci dio alla fine dei loro misericordiosi comizi
al leo ci sono i buttafuori pikkiatori stipendiati. a macao ci sono le star della musica commerciale/underground (sembra un ossimoro ma purtroppo non lo è). a zam spuntano i megaschermi per le partite di calcio, avamposto del capitalismo e prima arma di distrazione di massa..
va bene così? va bene così :-/
forse un acceso e continuo dibattito tra i vari sottogeneri del pensiero libertario è costitutivo dell’anarkismo. ognuno dà all’anarkia un significato anke molto diverso da qello ke gli danno altri, ke pur si definiscono ank’essi anarkici. ognuno tira dalla sua parte e spinge la sua interpretazione. forse sono di diritto anarkici tutti qelli ke semplicemente si riconoscono in qalke modo nella A grande nel cerkio. o forse non lo è nessuno. a ogni modo, qando si leggono certe polemike “interne”, qando si sente ancora usare il termine “compagni” (?), qando si assiste a una smisurata fiducia nella rivoluzione o anke solo nell’utilità politica delle manifestazioni da piazza, può sorgere la domanda: MILITANTI o MILITONTI?
*oggi l’autoproduzione non viene più promossa come una filosofia di vita sempre valida e attiva, ma è invece spesso ridotta a un semplice mezzo temporaneo per far fronte alla crisi prima di poter tornare tra le braccia del consumismo*
AUTOPRODUZIONE è rifiuto del mercato e delle sue regole / l’autoproduzione è CONDIVISIONE di METODI CREATIVI / l’autoproduzione è un processo di CRITICA PERMANENTE / l’autoproduzione non è affatto un mezzo temporaneo con cui far fronte a momenti di crisi aspettando di poter tornare al consumismo / l’autoproduzione non è una qestione economica è uno STATO MENTALE è uno stile di vita definitivo – valido in qalsiasi periodo / l’AUTOPRODUZIONE CREA LIBERTA’
un conto è il musicista ke decide di AUTOPRODURSI per una sua ferma volontà di indipendenza dal mercato / altro conto è invece il musicista ke decide di finanziare di tasca propria la registrazione-pubblicazione-promozione dei propri materiali audio solo perké nessuno l’ha voluto produrre e lui tenta comunqe di inseguire in maniera autonoma il successo commerciale / faccia come vuole, ma non si può certo definire *autoprodotto* solo perké è lui stesso ke ha cacciato i soldi
sta gente c’entra con l’autoproduzione qanto il delinqente generico o il bestemmiatore c’entrano con l’anarkia – l’autoproduzione è una filosofia ben precisa, con modalità sue proprie. le moderne tecnologie di *free-download* direzionano in maniera decisa l’autoproduzione musicale odierna verso il *completamente gratuito*